Splinder chiude. È la fine di un’epoca
“A partire dal 31 gennaio 2012 il servizio Splinder verrà dismesso. Dalla tua area personale puoi recuperare tutti i contenuti del tuo blog e attivare un redirect su un nuovo indirizzo web”. Questo è ciò che si legge sull’home page di uno dei siti più popolari tra quelli che offrono agli utenti la possibilità di creare gratuitamente il proprio blog. La chiusura di Splinder ha destato non poco clamore, anche perché con la “morte” di questa piattaforma viene meno un punto fermo del web 1.0. Chi scrive è fortemente convinto che i blog abbiano rappresentato – e rappresentino tuttora – il primo esempio in assoluto di Social Network, prima ancora di MySpace, Facebook e Twitter. È chiaro che con l’addio di Splinder si chiuda un cerchio, e tale “evento” ci porta a fare una riflessione che coinvolge indirettamente anche Comunitazione.it. Spieghiamoci meglio: come molti di voi già sapranno, a febbraio questo sito compirà 10 anni, che sulla Rete rappresentano un traguardo importante. Certo, due lustri non sono niente in confronto all’Eternità, ma se consideriamo la velocità con la quale viaggia Internet, e quanto i vari progetti on line si siano rivelati – nel lungo periodo – effimeri, va dato atto al fondatore di Comunitazione (Luca Oliverio) di essere stato lungimirante e continuo.
A Splinder non è accaduta la stessa cosa: ha resistito per molto tempo, ma alla fine ha dovuto fare i conti con un rapporto tra entrate e uscite non più conveniente né tantomeno sostenibile. Di qui la decisione di abbassare la saracinesca. A molti, compreso me, dispiace molto, visto che l’avventura di tanti comunicatori nel cyberspazio è iniziata con un blog su Splinder. Il sottoscritto, ad esempio, ha ideato i suoi primi blog (Tatoo e Musictime, in particolare) proprio su Splinder. Erano i primi mesi del 2003, e fa un po’ di tristezza pensare oggi che queste “creature” non potranno neanche festeggiare il loro decennale. Al di là dell’aspetto romantico, però, è opportuna una considerazione: terminati gli anni Zero, che hanno visto l'espansione del web su larga scala nelle case degli italiani, si inizia adesso a tirare le prime somme e a tracciare i primi bilanci. E allora cosa succede? Banalizzando, è possibile spiegare il fenomeno in questa maniera: il blog sta diventando, per l’utente medio “cazzeggiatore”, uno strumento inutile, che viene apprezzato più che altro dagli scrittori o comunque da coloro che ritengono di avere dei contenuti più o meno significativi da veicolare.
Chi deve fare affidamento su una creatività di basso profilo, scrivendo cose per lo più frivole, preferisce altri strumenti di comunicazione, come possono essere Facebook o Twitter, certamente più immediati e meno impegnativi. L’aggiornamento di status, infatti, può essere effettuato anche digitando frasi di pochi caratteri, mentre il post del blog richiede mediamente una lunghezza maggiore per avere “dignità” di lettura. Ecco perché molte persone che prima “cazzeggiavano” sul blog hanno ora abbandonato questo mezzo per emigrare su FB o Twitter. Può sembrare un’analisi stupida, ma se ci si riflette è accaduto proprio questo. Allo stesso modo, non è un mistero che Rupert Murdoch abbia intenzione di vendere MySpace perché questo Social Network, ormai diventato primitivo e obsoleto, è stato gradualmente abbandonato dagli utenti in favore di Facebook e affini. Tanto è vero che inizialmente si è cercato di salvare il salvabile con una sorta di “facebookizzazione” del sito, creando la bacheca dove si possono vedere gli aggiornamenti degli altri utenti, virando verso la condivisione delle proprie foto e, soprattutto, aggiungendo la chat.
Ma tutto questo è servito a poco, complice un peggioramento della veste grafica che ha reso MySpace più brutto e meno accattivante di prima. Forse solo chi fa musica lo considera ancora un riferimento. Ecco, la scomparsa di Splinder va vista, a nostro parere, in questo quadro di crisi più ampio. Quale miglior soluzione, dunque, se non quella di chiudere la baracca? È una decisione comprensibilissima. Tra l’altro, Blogger (gruppo Google) e Wordpress – per citare due diretti concorrenti di Splinder – si sono sempre rivelati superiori, sia per i servizi offerti sia per la qualità dei layout. Non dimentichiamo che molti siti vengono oggi realizzati utilizzando Wordpress come base di partenza. Splinder non è riuscito a competere, e ha dovuto man mano soccombere: è la fine di un’epoca, iniziata nel 2001, quando il portale fu lanciato da Tipic Inc., e proseguita nel 2006, quando Splinder fu rilevato da Dada. Questo caro vecchio amico ci mancherà.